Si definisce cataratta la presenza di opacità di vario grado che interessano il cristallino, lente biconvessa posta dietro l’ iride.

Solitamente legata all’ età senile,  può però essere presente o svilupparsi anche in età infantile o giovanile (cataratta congenita, cataratta giovanile).

E’ di solito indotta da fenomeni di invecchiamento, ma può essere provocata da vari agenti quali traumi e fenomeni infiammatori oculari, malattie metaboliche, radiazioni ionizzanti, ultraviolette o infrarosse, terapie prolungate con cortisonici locali o per via sistemica oppure interventi chirurgici sul bulbo oculare (cataratta jatrogena).

Dal punto vista morfologico si parla di cataratta nucleare o corticale quando sono rispettivamente interessati  prevalentemente il nucleo, cioè la parte centrale del cristallino o la parte esterna al nucleo detta appunto corticale; la cataratta “a sottocoppa” è costituita da opacità che interessano lo strato più esterno sottocapsulare sulla faccia posteriore del cristallino. Una forma particolare è la cataratta polare, di origine congenita, che interessa solitamente il polo posteriore del cristallino.

La presenza di una cataratta si manifesta con una progressiva riduzione della vista con sensazione di annebbiamento e di riduzione di definizione degli oggetti, variabile in funzione delle diverse condizioni di luce.

Non esiste terapia medica della cataratta, ma solo chirurgica. L’ intervento di cataratta è l’ intervento chirurgico più praticato al mondo, dai 5 agli 8000 interventi per milione di abitanti nel mondo industrializzato (fonte OMS), quindi circa 400000 l’ anno in Italia. La tecnica standard attualmente più utilizzata è la facoemulsificazione del cristallino mediante una sonda a ultrasuoni e la sostituzione dello stesso con un cristallino artificiale (IOL Intra Ocular Lens). L’ intervento si esegue di solito in anestesia topica, cioè solo con poche gocce di collirio e dura in genere 15-20 minuti. Attualmente si sta diffondendo una tecnica tecnologicamente più avanzata che richiede l’ utilizzo del laser a femtosecondo nell’ esecuzione di alcune fasi dell’ intervento. Tale procedura permette una maggiore standardizzazione e riproducibilità dell’ intervento. La continua evoluzione tecnologica ha messo a disposizione del chirurgo una vasta gamma di lenti intraoculari monofocali (che permettono una visione senza occhiali solo per lontano o solo per vicino) multifocali ( che entro certi limiti consentono una pressochè completa libertà dall’ uso degli occhiali) e toriche, per la correzione di un coesistente astigmatismo. La riabilitazione postoperatoria è assai rapida e permette il ritorno alle normali attività nel giro di pochi giorni. In alcuni casi particolari, come dopo gravi traumi che abbiano determinato oltre alla formazione di una cataratta anche estese alterazioni a carico di iride e pupilla è possibile impiegare IOL con iride artificiale, in modo da ridurre il fastidio in ambienti luminosi, migliorare l' acuità visiva e ottenere un notevole miglioramento estetico.  La apparente “semplicità” dell’ intera procedura non deve tuttavia indurre il Paziente a sottovalutare l’ importanza di questa tipologia di interventi e soprattutto a trascurare le prescrizioni preoperatorie e relative al periodo di convalescenza, in quanto le possibili se pur rare complicanze possono essere gravi e potenzialmente devastanti per la funzione visiva.

Sono state recentemente introdotte lenti intaoculari "precaricate" che, a differenza da quelle standard vengono fornite già inserite nel cartridge utilizzato per l' inserimento delle stesse all' interno dell' occhio. Ciò riduce il numero di manovre necessarie per il caricamento e l' inserimento della lente riducendo così il rischio di danneggiamenti accidentali della IOL e di possibili contaminazioni microbiologiche. 

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